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Il corpo comunica


Ogni movimento del nostro corpo può comunicare gioia, amarezza, felicità, nervosismo, comando e bontà.

Con un semplice gesto si può far zittire o far parlare, invogliare ad ascoltare, senza  dire una parola.

Frasi sul sorriso

Per iniziare la giornata scelgo un caffè,
per continuarla, un sorriso.
(Stephen Littleword)

Un sorriso è una curva che raddrizza tutto.
(Phyllis Diller)

Chi ti fa sorridere ti salva la vita senza saperlo.
(Anonimo)

Il sorriso è un sogno che ce l’ha fatta.
(emituitt, Twitter)

Indossa un sorriso e avrai amici; indossa un broncio e avrai le rughe.
(George Eliot)

Il sorriso

Forma espressiva che non necessita di parole aggiuntive, poiché il messaggio implicito è codificato dunque universalmente compreso, il sorriso è forse il primo tra i gesti del corpo con il quale “incontriamo” l’essere umano che ci sta di fronte. Reso possibile dai muscoli facciali, il sorriso appartiene alla categoria dei gesti primari innati ed ha, a tutti gli effetti pratici, un unico scopo: la comunicazione. Se da una parte si ritiene il sorriso pre-programmato in misura decisiva, ovvero che allo stimolo in entrata il cervello scatena la reazione in uscita senza alcuna precedente esperienza, dall’altra si obbietta che anche l’apprendimento giochi un ruolo importante: il neonato copia il gesto dalla madre. Probabilmente solo un bambino che non abbia mai visto il proprio genitore sorridere potrebbe svelare l’arcano.

I gesti, per definizione, trasmettono segnali e devono pervenirci con chiarezza, al fine di poterne comprendere i messaggi impliciti. È fondamentale che siano netti e penetranti, così da non essere confusi con altri simili. A tal motivo, devono sviluppare una forma che abbia un grado di variabilità relativamente basso. Inoltre, è necessario che siano trasmessi con un’intensità tipica, ovvero essere di una rapidità, di una forza e di un’ampiezza abbastanza costanti in tutte le occasioni in cui vengono utilizzati. Sebbene sia importante che l’ambiguità venga ridotta al minimo, è ovvio che i gesti umani non avranno mai un’intensità  fissa. Vi è, poi, una ragionevole probabilità che essi siano uguali a quelli di un’altra persona che voglia inviare lo stesso tipo di messaggio, dimostrando che si sono evoluti secondo una comune norma culturale.
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Come chiarire, dunque, la natura di un sorriso? Sarà l’interlocutore che, osservando la gestualità altrui nella sua completezza e fidandosi delle proprie capacità intuitive, ne definirà l’essenza: gesto di circostanza o autentica espressione dell’anima. La congruenza tra i vari segnali emessi dal corpo può essere un buon indicatore. Pur non avendo consapevolezza piena del codice analogico, istintivamente gli attribuiamo maggior importanza, probabilmente anche in virtù del fatto che si è attestato per primo, concedendogli  maggior fiducia, ma è sempre utile operare delle verifiche, poiché non sempre i segnali analogici sono univoci. Inoltre, ognuno, secondo la propria personalità, i propri filtri culturali, la propria educazione, sarà più o meno incline ad interpretare il sorriso altrui come un gesto di accoglienza o un gesto forzato. Espressione del secondo caso è colui che, in linea generale, non ha una buona opinione degli altri, ha una bassa autostima, o, al contrario, eccessivamente alta, al contrario di un soggetto di natura solare, con solidi confini interiori, meglio predisposto a decifrare il mondo secondo elementi di positività. “La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva”, diceva, infatti, David Hume.


Infine, non va scordato che il sorriso funge da sostegno terapeutico. La terapia della risata ha effetto di stimolazione sul sistema immunitario, fungendo da antidepressivo e antidolorifico. Alcuni studi hanno dimostrato che l’utilizzo dei pagliacci in terapia diminuisce di circa il 20% l’utilizzo di analgesici e del 50% la durata delle degenze dei bambini. Il sorriso può durare solo un istante ma talvolta il suo ricordo è eterno.

Poesia

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

“Il tuo sorriso” Pablo Neruda